Alle regionali metà dell'elettorato nega la fiducia ai partiti di regime. M5S e “sinistra radicale'' non drenano l'emorragia di votanti
In Valdisieve trionfa l'astensionismo

Dal corrispondente dell'Organizzazione di Rufina del PMLI
Alle elezioni regionali del 31 maggio scorso in Valdisieve (Firenze) si è registrata una clamorosa impennata dell'astensionismo. Per la prima volta nella storia in ben 3 dei 6 comuni territorialmente inseriti nella Valdisieve l'astensionismo raggiunge percentuali sugli aventi diritto al voto superiori al 50%. In tutti i comuni quello degli astenuti è il primo “partito” che trova il suo apice a Dicomano dove ha raggiunto fra disertori, nulle e bianche il 53,94% dell'intero corpo elettorale.
Balza agli occhi il dato di Pontassieve che, culla suo malgrado del renzismo e nonostante la grande tradizione elettoralista, conta ben 7.431 elettori pari al 45,78% che non hanno legittimato i partiti di regime ed i loro candidati. L'astensionismo totale a Pelago sfiora la metà dell'elettorato poi nell'ordine Rufina (49,95%), Londa (51,79%), San Godenzo (51,64%) e la già citata Dicomano. Dati congrui con quelli generali della Toscana alla quale è spettato il record della diserzione col 51,7% del corpo elettorale.
Prendendo a riferimento Pontassieve, il principale comune della Valdisieve, e Rufina in quanto sede della nostra Istanza di Partito, si vede che a Pontassieve rispetto alle regionali del 2010 gli astenuti aumentano di 286 unità pari al 2,9% degli aventi diritto, e di ben il 28,5% (4.610 elettori) se paragonate alle politiche del 2013 (Camera). Dati ancora più significativi per Rufina dove i disertori delle urne assieme alle schede nulle e bianche crescono rispettivamente del 15,2% (regionali 2010) e del 30,01% (politiche 2013).

Valanghe di voti perse dai partiti istituzionali
Tutti i partiti, ad eccezione della Lega, perdono valanghe di voti. Salvini è riuscito a raccogliere, complice anche una costante quanto disgustosa presenza sui media, le perdite cospicue di Forza Italia e una parte dell'elettorato di “centro-destra” confluito poi nel PD, che ne condivide la politica razzista, xenofoba e fascista. In questo quadro, il Carroccio raggiunge il 5% a Rufina e il 6,6% a Pontassieve.
Il PD a Rufina lascia sul campo qualcosa come 1.076 voti, -18,1% rispetto alle elezioni europee 2014. Anche rispetto alle politiche 2013 arretra del 10,4%, senza contare che poteva attingere anche dagli ex elettori della lista Monti che allora raccolse il 5%. Tiene rispetto alle precedenti regionali se non si considera l'IDV, poi inglobata, che correndo da sola raccolse il 4,5% dei consensi.
Per il PD, tracollo anche a Pontassieve, comune di dimora dei Renzi, dove perde 1.776 voti pari al 10,7% rispetto al 2013. Una punizione senza precedenti e senza appelli per Renzi e il suo partito, entrambi pesantemente sfiduciati anche dalla roccaforte storica della Valdisieve.
In entrambi i comuni si riduce al lumicino la presenza di Forza Italia che a Pontassieve raggiunge appena il 2,3% sugli elettori e a Rufina si ferma al 2,8%, di fatto dimezzando i consensi.
Non può festeggiare il Movimento 5 Stelle poiché a Pontassieve perde 1.243 voti pari al 7,5% circa e a Rufina arretra del 3%, in entrambi i casi rispetto alle politiche del 2013 che segnarono l'exploit dei pentastellati.
Stesso discorso per quanto riguarda la cosiddetta sinistra “radicale” che si è presentata raccolta nella lista Toscana a Sinistra e che raggiunge il 3,2% sugli aventi diritto a Pontassieve (520 voti) ed il 2,7% a Rufina (158 voti); confrontando tali risultati con le elezioni europee (Lista Tsipras) e con le politiche 2013 (SEL e R.C. Ingroia), le flessioni sono tutte comprese fra il 2,5% e il 2,,2%.

Delegittimare le istituzioni borghesi e lottare per il socialismo
Il PMLI è felice di constatare che sempre più elettori scelgono la via astensionista per sfiduciare i governanti e amministratori che sono parte integrante di un sistema marcio e corrotto. Tanto più essi saranno numerosi anche in Valdisieve, tanto meno legittimati saranno i governi locali e tanto più vi saranno possibilità per trovare terreno fertile nella lotta per il socialismo.
Come ribadiamo ogni volta che se ne presenta l'occasione, l'astensionismo è un importantissimo primo passo per distaccarsi dalla concezione del mondo borghese ma ad esso devono seguirne altri affinché questa sfiducia nel capitalismo, si trasformi in fiducia e in voglia di conquistare e di costruire una società dove le masse con i loro bisogni e non il profitto, siano al suo centro. L’astensionismo è oggettivamente un voto anticapitalista, antigovernativo e antistituzionale ma non lo è ancora soggettivamente. Nella stragrande maggioranza dei casi infatti l’elettorato di sinistra anche se astensionista non vanta una coscienza anticapitalista e non lotta per il socialismo.
Per cambiare realmente le cose, l’elettorato di sinistra deve maturare la coscienza di concepire l’astensionismo come un voto dato al PMLI e al socialismo e che solo lottando contro il capitalismo per il socialismo è possibile cambiare davvero e dare il potere politico al proletariato. Far maturare questa coscienza è il compito titanico che sta di fronte al PMLI e ai suoi militanti che anche in questa tornata elettorale hanno fatto il possibile per far conoscere la proposta strategica del socialismo.






24 giugno 2015